Un dono per la Terra Santa

Terra Santa, bambini della striscia di Gaza

In un pellegrinaggio in Terra Santa, così difficile di questi tempi, ciò che lascia più stupore e riempie il cuore non sono soltanto le pietre dei luoghi santi che l’archeologia cristiana ci riporta alla luce e ci fa conoscere in tutta la loro bellezza suscitando curiosità e stuzzicando a cercare tra esse la memoria viva di Gesù che ha segnato la fede e la storia di questa terra meravigliosa, ma i volti e le storie raccontate da coloro che qui vivono custodendo a denti stretti le loro case, lottando per la giustizia e la pace, condividendo la fede e la cultura differenti. Sono loro le vere ‘pietre vive’ di questa terra che rendono ancora più significativi i luoghi custoditi e tramandati alle generazioni di pellegrini che da secoli visitano la terra della Bibbia.

In questo anno sabbatico che mi è stato concesso di vivere qui a Gerusalemme ho potuto incontrare tante persone che hanno arricchito la mia mente e interiorità. Sono i professori e gli studenti dello Studium Biblicum Franciscanum, i cappuccini della casa che mi ha ospitato, i sacerdoti incontrati provenienti da ogni parte del mondo, le suore comboniane che mi hanno fatto conoscere i villaggi beduini nel deserto dove vivono da secoli tribù nomadi e le suore dorotee che gestiscono una struttura per 180 bambini sordomuti, l’Effetà di Betlemme, voluto da Paolo VI nel 1964 al suo ritorno dal viaggio in terra santa. Sono queste le esperienze che insieme allo studio e alla preghiera hanno reso davvero ricca la mia permanenza di questi mesi. Ho pregato a lungo per la pace che di questi tempi è qui necessaria più del pane quotidiano.

Anche la vostra missione cattolica svizzera si è tenuta collegata con me e Gerusalemme attraverso un segno concreto come la raccolta di denaro fatta nel tempo di Quaresima e Pasqua per un progetto in particolare: il sostegno alle famiglie palestinesi di Betlemme e di Gerusalemme est che, a motivo della guerra, hanno perduto il lavoro e, per la mancanza di pellegrini, non hanno potuto confidare nelle entrate che il turismo religioso garantisce alle strutture di recezione delle famiglie cristiane. La carità fattiva, unita alla preghiera, ha potuto fare molto. So che anche i bambini e le famiglie della vostra parrocchia si sono mobilitati in un laboratorio di dolci per poter rendere ancora più concreto e visibile il progetto ‘Baby kit’.

Ora gli uffici sociali del Patriarcato latino stanno distribuendo il denaro raccolto alle famiglie per garantire loro materiale di consumo per i neonati come latte e pannolini. La responsabile della Caritas del Patriarcato, la signora Dima, ha realizzato dei coupon per assegnare alle singole famiglie in difficoltà una somma per ridare un sospiro di sollievo e speranza in un momento così tragico della storia di questo popolo. Per quanto ho potuto, insieme ai responsabili e ai sacerdoti delle comunità di Betlemme e Gerusalemme, ho visitato alcuni nuclei familiari perché potessero sentire la forza della nostra presenza ben oltre il segno economico donato e da parte nostra verificare che i sacrifici delle nostre comunità, dei bambini e di quanti si sono prodigati nella raccolta andasse a buon fine. La carità ha ottenuto ben più del necessario economico; si sono incontrate le persone, i volti e le storie.

La gratitudine è la parola che ho raccolto di più nelle visite insieme alla accoglienza sincera tra le mura delle case della città vecchia o i vicoli sperduti di Betlemme. La gioia e la speranza hanno segnato i nostri volti. La carità e l’amore dato e ricevuto sono state la luce che squarcia il buio di questa terra tormentata dove purtroppo mancano ancora le volontà politiche per arrivare ad una convivenza pacifica. Piccoli gesti ma stupendi. Come quelli delle donne beduine, raccontati dalle suore comboniane dopo un incontro con alcuni laici e sacerdoti che hanno visitato con me alcuni villaggi: “queste donne non nascondono la gioia nello scoprire che le loro mani - con i ricami palestinesi, i saponi e le candele artigianali - potevano generare un sostegno tanto necessario in tempi così incerti.

Acquistare i loro prodotti è stato un gesto concreto, diretto, tangibile. Un riconoscimento della loro dignità. Del fatto che esistono. Incontri veri tra mondi diversi che, per un attimo, si sono toccati. Quando c’è amore e solidarietà autentica cadono gli stereotipi. Non c’è una lingua comune, ma piuttosto un linguaggio umano che lascia spazio ai sogni anche in questi tempi di tanta incertezza, sotto gli occhi dei coloni che già si stanno insediando sulle colline vicine, accanto al loro villaggio. Abbiamo steso una coperta a terra: è iniziato il piccolo mercato solidale. Quella visita non è stata solo un bel momento: permetterà loro di nutrire le famiglie, sostenersi, continuare a ricamare e a sognare.

Spazi di gioia che resistono alla precarietà, all’insicurezza, al conflitto. Scintille di speranza sotto il sole del deserto di Cisgiordania”. Questa è stata l’esperienza che ho vissuto e che grazie alla preghiera e al dono della vostra comunità e di tante persone è stata resa possibile e sta portando frutti di speranza e pace tra queste pietre vive di terra santa che danno anche a noi tanta gioia insieme alla consapevolezza che questa terra ci appartiene e ci fa davvero vivere dentro.

Don Luigi Milani

La nostra Missione ha raccolto Fr. 8‘636.—. Da parte del Patriarcato Latino di Gerusalemme e da parte del nostro Team Pastorale la gratitudine più sincera per la vostra sensibilità e generosità.

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